Apre l’anno in rosso il mercato dell’auto italiano

In gennaio sono state immatricolate in Italia 133.692 autovetture con un calo del 5,9% sul 2024 e del 19,1% sul gennaio 2019, cioè sulla situazione ante-crisi da coronavirus e le prospettive per i prossimi mesi non appaiono particolarmente felici. La possibilità di ritornare in tempi ragionevoli ai livelli ante-crisi è infatti assolutamente remota per non dire della possibilità di ritornare ai livelli dell’inizio del secolo. Basti pensare che nel gennaio 2001 le immatricolazioni furono 272.126 e su questi livelli si mantennero fino alla grande crisi innescata dal fallimento di Lehmann Brothers nel settembre 2008.

Per completare il quadro vi è da dire, poi, che dall’inchiesta congiunturale condotta dal Centro Studi Promotor a fine gennaio sui concessionari auto emerge che ben il 70% degli interpellati giudica basso il livello di acquisizione di ordini in gennaio e questo è un fatto assolutamente negativo perché i primi mesi dell’anno sono sempre stati molto importanti per la raccolta di ordini e a ciò si aggiunge che i livelli delle giacenze di auto invendute sono alti per il 48% dei concessionari.

Molto interessanti, poi, sempre nell’inchiesta congiunturale di dicembre del Centro Studi Promotor, sono le indicazioni fornite dai concessionari sui fattori che ostacolano la diffusione delle auto elettriche, diffusione per la quale l’Italia lo scorso anno si è aggiudicata ancora una volta la maglia nera tra i grandi paesi dell’Unione Europea con una quota sulle immatricolazioni del 4,2%.

Al primo posto tra le ragioni del ritardo dell’Italia nella transizione energetica i concessionari pongono i prezzi troppo elevati delle auto elettriche, seguiti dall’insufficiente dotazione di punti di ricarica e dalla limitata autonomia dell’auto elettrica. E a tutto questo si aggiunge che la stagione degli incentivi sembra definitivamente tramontata e che il Governo ha adottato recentemente provvedimenti penalizzanti per gli automobilisti.

A proposito del Governo, sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, va però segnalato che la posizione dell’Italia sulla transizione energetica acquista consensi tra gli altri paesi dell’Unione Europea e che, anche per le pressioni dell’Italia, è stato finalmente stabilito che in marzo nell’Unione si aprirà un confronto sulla transizione energetica, che potrebbe portare a posizioni meno intransigenti anche se probabilmente ancora lontane anni luce da quello che succede e da quello che succederà al di fuori dell’Unione ed in particolare negli Stati Uniti dove la politica del presidente Trump non pare certo orientata a tenere conto delle preoccupazioni degli ambientalisti.